Quando si parla dei Canivets manufatti del XVIII si parla di una delle massime aspirazioni che un collezionista può desiderare, la presenza di uno o più esemplari può dare dignità e valore ad una collezione.

Sono passati ormai quasi più di 10 anni da quando ho iniziato quest’avventura e se prima ero entusiasta dei miei fustellati.. adesso lo sono dei miei Canivets manufatti e dei miei “merlettati”. Oggi ho raggiunto il traguardo del 40° Canivet manufatto e se per un collezionista è una ragguardevole cifra, questo non vuol dire molto….. quantità o qualità? Ovviamente io sono per quest’ultima.

I caro e buon vecchio Adolf Spamer nel suo preziosissimo libro “Das Kleine Andachtsbild vom XIV bis zum XX Jahrhundert” ovvero la “Bibbia del filiconico” fa una distinzione tra i vari canivet prodotti dalla fine del XVII a tutto ed oltre il XVIII secolo. Lo Spamer fa un distinguo tra quelli creati da mano abili ed artistiche e quelli creato dalle semplici e devote mani di suore, monaci o fanciulle nei conventi. La distinzione è comunque palese anche ad un occhio meno esperto, sia per la qualità degli intagli che per la fattura artistica dell’icona protagonista del pezzo.

Ma a parte tutte le classificazioni e le distinzioni che lo Spamer da nel suo libro, la cosa fondamentale è una ed una sola…… Il Canivet è interamente fatto a mano, dalla pittura alla intagliatura, si tratta di un esemplare unico!

Vi presento due pezzi che dei canivets presenta un’ulteriore aspetto, ovvero la serialità! Questo potrebbe sminuire il valore di un canivet, poiché potrebbe far perdere il fascino del pezzo unico, ma non è così, si tratta comunque di un esemplare fatto interamente da mano umana, e questa, anche se abilissima non potrà certamente ottenere il risultato di una produzione meccanica.

I due esemplari che vi presento sono due canivets manufatti “seriali”. E’ indubbia la loro provenienza conventuale, il loro valore artistico non è certo degno degli splendidi canivet che i musei o alcune collezioni private vantano di possedere. L’anno e l’area di produzione si può collocare nell’area franco-italiana nella seconda metà del XVIII secolo.

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Mater Dei – Canivet manufatto su carta. Area franco-italiana, XVIII secolo. Coll. Gianluca Lo Cicero

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S. Joanne Nepo – Canivet manufatto su carta. Area franco-italiana, XVIII secolo. Coll. Gianluca Lo Cicero

I soggetti raffigurati sono Maria “Mater Dei” e S.Giovanni Nepomuceno “S. Joannes Nepo”.

I canivets sono di grandi dimensioni (19,5 x27cm) ed ovviamente destinati ad essere contenuti in due capezzali o comunque incorniciati. Gli ovali con le artistiche immagini sono bordate con un filo in oro e quindi circondate da una fitta intelaiatura puntinata ad ago in cui spiccano motivi floreali e volute incise in larghezza in stile rococò. Entrambi hanno lo stesso cartiglio al di sotto dell’ovale riproducente  una fiamma concentrica schiacciata nei poli, mentre nel lato opposto, in alto vi è riprodotto Il trigramma “JHS” o “IHS” in forma stilizzata e poco chiara in quanto potrebbe benissimo essere la versione greca, ovvero “ΙΗΣ”. Il tutto è incorniciato da una cornice scudettata a mezzaluna ed al di fuori della cornice, in corrispondenza dei  quattro angoli esterni del foglio una coppia di fiori.

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Particolare del TrigrammaLe tre lettere possono essere JHS, il nome di Gesù Cristo in greco o il latino IHS, ovvero Iesus Hominum Salvator (Gesù Salvatore degli Uomini) o In Hoc Signo “Vinces” (Con questo segno vincerai)), il motto che Costantino il grande utilizzo come motto nella vittoria contro Massenzio.

Questi due esemplari sono interessanti perché ci suggeriscono anche una metodologia di preparazione, ovvero l’utilizzo di una mascherina che come uno stencil crea delle linee guida per la creazione degli intagli, tecnica comunque usata sovente nella creazione dei Canivets.

Lo stato di conservazione purtroppo non è dei migliori, infatti in entrambi sono visibili strappi della carta e deterioramenti dei supporti cartacei e della colorazione a tempera delle icone, ma comunque rimangono un’interessante documento della produzione conventuale del XVIII secolo.

Gianluca Lo Cicero